Quella che si sta verificando nel mercato dell’edilizia con il Superbonus 110% è una crisi di liquidità quasi senza precedenti. Una crisi non dovuta alla mancanza di commesse, ma da eccesso di stimolazione. Troppe richieste, troppi crediti da gestire, plafond esauriti. Alle continue modifiche normative, adesso si è aggiunto un blocco totale che coinvolge in primo luogo imprese e professionisti, che sul Superbonus e sui bonus edilizi hanno investito tempo, risorse e, soprattutto denaro.
La situazione è davvero grave, e lo dimostrano anche i messaggi che arrivano in redazione, tra cui la lettera al Presidente del Consiglio Mario Draghi, scritta dall’arch. Daniele Menichini. La domanda che il professionista rivolge al Capo del Governo è semplice e diretta: quali saranno le sue responsabilità come Presidente del Consiglio sul Superbonus 110%?
Ecco il testo integrale della lettera.
Superbonus 110%, la lettera di un professionista a Mario Draghi
Gentile Presidente del Consiglio Mario Draghi,
chi le scrive è una delle centinaia di migliaia di professionisti tecnici, architetto in particolare, che si sono dedicati dal maggio del 2020 ad un intenso lavoro che ha avuto spunto dal geniale provvedimento contenuto nel così detto Decreto Rilancio n. 34/2020 ovvero ai suoi artt. 119 e 121. Due articoli che hanno aperto una grande opportunità di rilancio dell’economia del paese e che è trainante per il settore dell’edilizia e della filiera delle costruzioni ovvero per tutti i lavoratori e loro famiglie ai quali si è accesa una luce nel buio della pandemia e per tutti i cittadini che possono usufruirne.
Sono due anni di tribolazione, questo oggi possiamo dirlo, che hanno trasformato la genialità in mostruosità a causa delle continue modifiche, rettifiche ed assetti che tengono tutti con il fiato sospeso a suon di tira e molla e dai proclami e campagne mediatiche spesso completamente basate su disinformazione.
I professionisti si sono fatti carico di un grandissimo lavoro di informazione puntuale verso ogni cittadino che li ha chiamati ed ai quali hanno dovuto spiegare con non era tutto gratis come si voleva far passare e che non era tutto semplice e facile come bere un caffè, ma un impegno complesso e fatto di regole e responsabilità per tutti i soggetti coinvolti, cittadino per primo.
Tutti questi fermi e ripartenze hanno evidenziato che nel sistema c’era un bug da sistemare prima di pensare a che il provvedimento potesse diventare strutturale come tutti ci aspettavamo, considerando che per il Governo non è un costo ma un investimento che gli permette di far girare l’economia, togliere il sommerso dal settore dell’edilizia ed incassare come non mai i contributi Inps, Inail, Iva, Irap, Irpef e altre tasse ed imposte obbligatorie per legge; insomma un do ut des dal quale ognuno trae vantaggio. Le banche hanno avuto ed avranno il loro tornaconto nella gestione di quel 10%, che li deve assolutamente attestarsi, per acquisire i crediti; le imprese fatturano e fattureranno tutto quello per il quale lavorano ed assumono ed assumeranno nuovi dipendenti favorendo il calo della disoccupazione, i professionisti finalmente vedono e vedranno il loro lavoro riconosciuto, il Governo ha avuto ed avrà un enorme gettito e così ad andare su tutti i settori e le categorie che sono coinvolti.
In primo piano non bisogna dimenticare il cittadino che ha iniziato a capire che cosa significa efficientamento energetico, risparmio di consumi e che può favorire la transizione ecologica partendo dalla casa singola per arrivare al grandissimo condominio; abbiamo un patrimonio edilizio vecchio ed energivoro che con questa riqualificazione energetica e strutturale proietta il paese in una dimensione più sicura, decarbonizzata, meno impattante su ambiente, risorse ed energia, specialmente in questa crisi che stiamo vivendo e nelle future che vivremo. Meno carbon tax per il nostro paese e che ricade sui cittadini.
Il caos che il provvedimento ha generato con le ingiustificate e incoerenti modifiche al provvedimento iniziale sono stati i veri bug del sistema e non le paventate truffe ai danni dello stato che si sono riscontate e che sul Superbonus hanno una percentuale molto bassa; chi è stato sul campo può farne un elenco dettagliato e dare suggerimenti su come rendere snello il sistema ma non viene ascoltato perché ritenuto parte troppo interessata.
Userò adesso un termine molto forte, ma la situazione che si prospetta in questo momento di incertezza ed insicurezza, lo possiamo definire un “omicidio di stato” in cui l’economia e la società civile andranno a sbattere contro un muro a causa dei crediti bloccati e per il blocco di tutte quelle situazioni che stavano per partire; nel frattempo lo strumento ha drogato la filiera delle costruzioni e le aspettative dei cittadini.
Questa lettera, che probabilmente vi potrà solo far sorridere se la leggerete mai, non è la rivendicazione di un professionista al quale in pochi minuti dopo le dichiarazioni del Presidente Mario Draghi sono sfumate sotto gli occhi le opportunità di contribuire alla riqualificazione del Paese ma la denuncia che ognuna di quei cittadini e lavoratori dovrebbe fare al Governo per lesioni morali e danni materiali.
Il mio caso ve lo voglio comunque spiegare perché è sintomatico del malessere e del problema generale:
- 20 progetti e studi di fattibilità;
- 18 milioni di euro di lavori sui quali dovreste calcolare l’iva e le imposte che non incasserete;
- 500 cittadini e loro famiglie che continueranno ad avere case e appartamenti che consumeranno energia con bollette alle stelle;
- 8 professionisti che torneranno al loro piccolo lavoro di studio se mai qualche cittadino avrà ancora fiducia in loro;
- 50 imprese tra appalti e subappalti che saranno costrette a licenziare i lavoratori che dovevano impiegare;
- Impossibile contare tutto il lavoro indotto a partire dai trasporti, logistica, ospitalità, ristorazione e tutto quello che ruota attorno al maggior lavoro dei cantieri;
- Impossibile contare tutto il lavoro indotto sui materiali e la produzione dei componenti per la realizzazione dei progetti;
- Pubbliche Amministrazioni che non incasseranno diritti di segreteria sulle pratiche edilizie e accessi agli atti, oneri di suolo pubblico e sanzioni legate alla resa in conformità degli immobili difformi.
Una lista che potrebbe essere interminabile che si riduce ad un volume di denaro pari a “zero” non solo per la filiera delle costruzioni ma anche per le banche ed il Governo; se questi sono stati 2 anni in cui il PIL ha avuto buoni esiti, se ne prospetteranno altri 10 in cui il PIL sarà ridicolo ed il governo dovrà distribuire aiuti di stato in non poca quantità.
Non solo ci sono cantieri che probabilmente non partiranno, ma ci sono cantieri che sono in corso e che si sono bloccati e altri che hanno già le pratiche depositate; avete idea di cosa significa? Molto probabilmente no! Chi pagherà per tutti questi blocchi ed incompiute? Credete che i cittadini che hanno intrapreso questa strada saranno in grado di pagare le imprese e i professionisti? Si genereranno solo una quantità innumerevole di cause con decreti ingiuntivi e sequestri cautelativi dei cantieri che dureranno 10 anni visti i tempi della Giustizia del nostro paese ed i 3 gradi di Giudizio.
Chi ha messo la faccia ed è stato portavoce delle brutte notizie verso questa filiera interrotta non è stato il Presidente Mario Draghi o il Governo ma proprio quel professionista che, come sempre, si sostituisce con le sue dichiarazioni ed asseverazioni allo Stato mettendo un timbro sui documenti e prendendosi una responsabilità concreta.
Qual è la responsabilità che si prende il Presidente del Consiglio, il Consiglio dei Ministri, gli Onorevoli ed i Senatori che siedono nel luogo della rappresentanza e della tutela?
Il mondo dei professionisti, non solo tecnici, e delle costruzioni è sicuramente in grado di dare al Governo un aiuto e delle linee guida per trovare una soluzione di uscita e di gestione di questo ancora potenziale e geniale strumento ma forse non viene ascoltato o coinvolto; questo mondo conosce in ogni dettaglio tutto quello che è accaduto ed ha soluzioni pronte se il Governo farà l’unica cosa che deve fare se non vuole vedere un Paese sull’orlo della crisi economica e sociali più profonda mai visti e gestiti.
Questa lettera non è solo per lei caro Presidente Mario Draghi ma per tutti quelli che come me sono coinvolti in un processo che avete messo in moto e che non volete più guidare tirando il freno a mano; questa lettera è l’invito ad ognuno di noi a farne una copia e farla girare su ogni canale possibile per farla diventare virale mettendo il proprio nome e cognome e spedendola come ho fatto io.
Tutto quello che è accaduto in questi 2 anni non si può condensare in una lettera.
La ringrazio per l’ascolto e la saluto.
Daniele Menichini